sábado, 13 de diciembre de 2008

La leggenda del Pandoro di Verona.


Il nome pandoro descrive il colore, il giallo oro, conferito all’impasto leggero e soffice dalle uova.
Il dolce natalizio per eccellenza ha un sapore molto delicato e leggermente profumato di vaniglia.
La fonte più antica lo fa risalire al primo secolo dopo Cristo, ai tempi di Plinio: in essa si cita un pane preparato con fior di farina, burro e olio.
Qualcuno ne fa risalire la nascita nella Repubblica Veneta del ‘500, quando si servivano, nelle ricche tavole, dolci di forma conica, ricoperti da foglie d’oro, chiamati Pan de Oro.
Secondo altri l’origine deriva da un antico dolce, a forma di stella, che i veronesi consumavano a Natale: il nadalin.
La versione più recente sull’origine del pandoro lo lega alla Casa Reale degli Asburgo: fin dal ‘700-’800 erano note le due tecniche del croissant e del Pane di Vienna, le quali sono rimaste alla base della preparazione del pandoro.
Per i veronesi l’ offella non è il biscotto secco, come accade nel Milanese e nel Pavese, bensì un dolce sontuoso di grande tradizione, che ha il suo centro di maggior produzione a Bovolone, operosa contrada del Basso Veronese, verso Rovigo. Nella zona di Bovolone la bottega del pasticciere si chiama appunto offelleria.
Inizialmente caratteristico dolce natalizio, l’offella viene preparato adesso tutto l’anno.
È un soffice e profumato pane dolce lievitato ricco di burro, appena coperto da una glassa croccante di zucchero. Di tradizione antica, si potrebbe considerare l’antenato ufficiale del pandoro, il quale ha varcato i confini di Verona ed è entrato nell’industria dolciaria italiana.
Alla fine dell’800 era in atto una contesa per aggiudicarsi il merito di fare il pandoro più buono, tanto che nel 1984 il panettiere Domenico Melegatti pensò di brevettarlo. Nel 1933, Ruggero Bauli iniziò i primi esperimenti per migliorare il suo pandoro.

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